Comunità Energetiche Rinnovabili: cosa sono e perché conviene farne parte

operaio con caschetto giallo in testa guarda un impianto eolico e un impianto fotovoltaico

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di Comunità Energetiche Rinnovabili, le cosiddette CER. Ma cosa sono davvero? Chi può farne parte? E conviene davvero aderire o costituirne una, anche se non si è esperti del settore? In questo articolo proviamo a fare chiarezza per aiutare cittadini, piccole imprese e amministrazioni a orientarsi in una delle innovazioni più interessanti (e partecipate) del panorama energetico italiano.

Cos’è una CER?

Una Comunità Energetica Rinnovabile è un gruppo di persone, aziende o enti pubblici che decidono di collaborare per produrre, consumare e condividere energia rinnovabile a livello locale. È un modello energetico alternativo, basato sulla cooperazione e sulla prossimità, che permette di abbattere i costi e al tempo stesso valorizzare le risorse naturali del territorio. Il cuore di una CER è generalmente un impianto fotovoltaico – anche se possono essere coinvolte altre fonti rinnovabili – collegato a una rete elettrica a bassa tensione. L’energia prodotta in eccesso rispetto all’autoconsumo non va persa: viene immessa in rete e condivisa tra i membri della comunità.

Chi può partecipare?

Possono farne parte cittadini singoli o famiglie, piccole e medie imprese, enti pubblici come scuole e Comuni, ma anche associazioni o realtà del Terzo Settore. L’unico vincolo è che tutti i partecipanti siano allacciati alla stessa cabina primaria: è il requisito che garantisce la condivisione locale dell’energia prodotta. Non può partecipare a una CER:

  • chi ha già beneficiato di incentivi
  • le grandi aziende
  • le aziende energivore

Questo per mantenere le CER iniziative a carattere comunitario per molti ed evitare che diventino strumenti di business per pochi. Per chi entra in una CER è possibile scegliere modalità differenti in cui farlo:

  • come consumer, si consuma energia ma non la si produce (non si ha un proprio impianto). 
  • come produttore, si produce energia ma non la si consuma in modo significativo.
  • come prosumer, si produce e consuma energia (tipicamente con un impianto fotovoltaico in casa).

Perché aderire a una CER?

I motivi per scegliere di far parte di una Comunità Energetica Rinnovabile sono numerosi. Prima di tutto, aderire a una CER significa contribuire alla produzione e all’utilizzo di energia pulita e locale, riducendo la dipendenza da fonti fossili e valorizzando l’autonomia energetica del territorio.

Inoltre, si partecipa a un sistema di condivisione solidale: l’energia prodotta in eccesso da un membro può essere utilizzata da un altro, generando benefici collettivi. È una logica di mutualità che rafforza la coesione sociale e incentiva una maggiore responsabilità comune.

Dal punto di vista economico, lo Stato riconosce un incentivo – erogato dal GSE, il Gestore dei Servizi Energetici – per ogni kWh condiviso. Questo, insieme alla possibilità di accedere a bandi pubblici dedicati, rappresenta un ulteriore vantaggio per chi decide di far parte di una CER.

Infine, una Comunità Energetica Rinnovabile può rappresentare una leva per valorizzare e rigenerare il territorio, non solo sotto il profilo ambientale. L’energia condivisa, infatti, può essere usata per riqualificare edifici pubblici o spazi abbandonati, trasformandoli in luoghi attivi e utili alla collettività: pensiamo, ad esempio, a un’ex scuola che torna a vivere come centro di aggregazione alimentato da energia rinnovabile, o a un parco urbano dotato di illuminazione e colonnine di ricarica grazie a una CER.

Ma è davvero così semplice?

Come tutte le innovazioni, anche le CER si scontrano con alcune complessità, soprattutto nella fase iniziale.

Dal punto di vista burocratico, è necessario predisporre uno statuto e un atto costitutivo, scegliere una forma giuridica adatta (come un’associazione o una cooperativa), effettuare registrazioni fiscali e dotarsi di un codice univoco, oltre a stipulare le convenzioni necessarie con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Ci sono poi aspetti tecnici da considerare: bisogna valutare quanta energia si è in grado di produrre e consumare, analizzare la posizione degli utenti rispetto alla cabina primaria e scegliere l’impianto e il sistema di monitoraggio più adatti. E poi c’è la dimensione umana: una CER funziona davvero solo se esiste un buon livello di fiducia tra i partecipanti. Mettere insieme famiglie, imprese e amministrazioni richiede trasparenza, spirito di condivisione e senso di comunità. Senza queste condizioni, il rischio è che il progetto resti sulla carta.

Le nuove regole per i Comuni

Le CER sono state introdotte nel contesto normativo europeo con la Direttiva UE 2018/2001 (RED II), che in Italia è stata recepita, inizialmente, attraverso il Decreto Legislativo 199/2021 e, in seguito con il Decreto CACER 2023. Una spinta importante alla diffusione delle CER arriva dal recente aggiornamento normativo. Il nuovo decreto firmato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha introdotto modifiche sostanziali per semplificare l’accesso agli incentivi e rendere il modello delle CER più inclusivo. Tra le novità principali, c’è l’ampliamento della platea dei Comuni che possono accedere ai contributi: se prima il limite era fissato a 5.000 abitanti, ora è stato innalzato a 50.000. Questo significa che anche molte realtà urbane di medie dimensioni possono attivare una CER con il sostegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Inoltre, è stata introdotta la possibilità di ricevere anticipi più consistenti e maggiore flessibilità nei tempi di attivazione degli impianti. Sono modifiche importanti, pensate per andare incontro alle esigenze organizzative dei soggetti coinvolti e per ridurre i tempi di attuazione.

La Fondazione Eteria ETS

In Italia ci sono oggi circa cento Comunità Energetiche Rinnovabili attive. Da nord a sud, sono esperienze che mettono al centro il valore della collaborazione: aiutano a contrastare la povertà energetica, rafforzano i legami tra le persone e promuovono un’economia più giusta, sostenibile e solidale. Insieme a Galliano Srl, abbiamo creato Eteria ETS proprio per dare forza a questo cambiamento. Il nome non è casuale, Eteria deriva dal greco Hetaireìa che vuol dire “compagnia”, parola che racchiude quel senso di solidarietà e collaborazione vera che si può raggiungere con una CER.

Eteria si occupa di tutta la parte normativa, fiscale, rendicontazione per accompagnare cittadini, imprese e Comuni che vorrebbero dire sì alle Comunità Energetiche, ma spesso si trovano davanti ostacoli tecnici, normativi o organizzativi difficili da affrontare da soli.

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